domenica 9 novembre 2014

In treno

Mercoledì 15 dicembre 2010
Viaggio Foggia - Roma

Queste Frecce scoccate sui binari delle nostre ferrovie sembrano procedere piuttosto spedite, si vede che anni di prova sotto il nome di Pendolino sono serviti: quando i miei viaggi in treno erano ancora frequenti, ci voleva una seduta spiritica per prevedere la discrepanza tra orario di arrivo previsto ed effettivo; da qui il nome evocativo di facoltà medianiche.
La mia amica inglese che si chiama come una pianta e un'autovettura è rimasta allibita sapendo che il nostro premier si è recato in Russia per elargire consigli al suo amico e collega Putin sull'efficienza ferroviaria. Un'inglese può non rassegnarsi mai al nostro sistema di trasporti su rotaia e alle nostre Poste, non è detto che vent'anni di assidua frequentazione siano sufficienti. Noi stessi probabilmente non riusciamo a metterci l'anima in pace, figuriamoci i figli di un popolo in cui ogni fila è una fila indiana ordinatissima e silenziosa.
Comunque l'altro giorno, mentre attendevo il cambio turno all'ufficio postale, riflettevo sulla mia indiscussa fortuna: perché abito proprio lì, vicino a quella concentrazione particolare di impiegati efficienti e cortesi; sinora ne ho beccato soltanto uno che non riesce a fare due cose contemporaneamente, per cui se un collega si rivolge a lui resta con le mani paralizzate a mezz'aria anche se sta facendo la cosa più semplice dell'universo postale... ci sta, la media dell'impeccabilità non è di questo pianeta e in fondo quando tace lavora bene come gli altri.
Tornando ai treni, questo nuovo modo di viaggiare rapidamente ha cambiato tutto, insieme all'avanzare tecnologico: computer portatili, lettori mp3 e telefonini hanno soppiantato la chiacchierata tra sconosciuti e i panini avvolti in carta stagnola, ognuno è isola in un mare silenzioso in cui in qualsiasi momento, galleria permettendo, si possono scatenare conversazioni d'affari ad alta voce, oggi tocca ai corsi di formazione come argomento dominante, con intermezzo privato di un giovane omosessuale afflitto per la separazione (già da quattro ore!!!) dal suo amore.
Più vanno veloci, queste Frecce, più mi viene da vomitare nei tratti di montagna, specie oggi che siedo in senso contrario a quello di marcia. Ossignore!


Domenica 19 dicembre 2010
Viaggio Roma - Foggia

Conversazione tra uno psicologo della Polizia, zio di un miracolato da Padre Pio - "è il figlio di una mia sorella" - e una laureata in scienza dell'educazione; ingredienti: associazioni, case famiglia, bambini autistici, piscina.
Io leggo "Intervista sull'identità" di Zygmund Bauman (a cura di Benedetto Vecchi), lettura di non poco impegno, faticando a non lasciarmi distrarre da frammenti di discorsi che comunque mi interessano, miracolo compreso.
Lei scende a Caserta, "Ci vediamo il 2 aprile."Resta di fronte a me fino a Foggia un buon padre e buon marito dormiente.

Sorpresa! Oltre il tovagliolo di carta rosso natalizio, il mio panino è avvolto in carta stagnola. Pellicola di alluminio, più correttamente.
Più correttamente?

giovedì 23 ottobre 2014

Piccola manna... un universo

L'arrivo di Manu è stato annunciato, il collega mi ha descritto in poche parole la sua situazione. Lei invece si è annunciata personalmente con un colpo alla porta di ingresso, un calcio o una spallata.
Ufficialmente basta il termine autismo, ma in realtà la bambina-anguilla che ho davanti è un universo.
Certo siamo una bella coppia, due femmine testarde: lei ha nove anni ed è già spogliata in corridoio mentre ancora sto spiegando dove è il bagno, io non ho alcuna paura dei suoi pizzichi e manate. Se ne accorge, due o tre volte alza gli occhi a guardarmi, sente che non le faccio del male mentre il padre e la madre la bloccano perché possa fare il mio lavoro e controllarle i denti.
Vorrei più tempo, uno spazio opportuno, restare sola con lei. Proprio l'altro giorno ho rivisto qualche scena di "Anna dei miracoli". I genitori mi dicono che non vuole essere toccata, ma non è vero, l'ho toccata parecchio e rideva mentre le facevo il solletico. Ho lasciato che mi testasse, valutasse il mio imbarazzo, la paura, l'impotenza. La piccola non sa con chi ha a che fare.
Nessuna carie. Ho chiesto di portarmela ogni tanto per provare a costruire una relazione. Vorrei una possibilità più ampia.

Tu sì che dovresti chiamarti Man-hu, "cos'è", piccola manna chiusa nel suo mondo.

lunedì 29 luglio 2013

Santiago


                                               

                                  Questo cuore
                                  rattrappito e bruciato dal fuoco
                                  carbonizzato  dal dolore
                                  solo
                                  contrito
                                  stretto in una mano
                                  abbandonato
                                  io l'ho portato con me
                                  sul Cammino.
                                 

                             
                                  Questa pietra
                                  indurita dalla violenza
                                  ripiegata dalla paura
                                  
                                  io l'ho portata con me
                                  stretta in una mano.
                                  


                                  Sbeffeggiato e umiliato
                                  colmo d'ira e rancore
                                  questo cuore
                                  piccolo e fragile
                                  questo cuore
                                  indifeso
                                  rattrappito e bruciato dal fuoco
                                  carbonizzato dal dolore
                                  stretto in una mano

                                  io l'ho lasciato
                                  a Santiago.
                                 


domenica 7 luglio 2013

IL SACRO CERCHIO ESTIVO


Cosa mi è rimasto del cerchio della medicina del solstizio d’estate e della luna piena?

L’accompagnamento del geco, a casa, ponte tra umano e sovrannaturale, che a sua volta si è lasciato accompagnare in un momento di difficoltà.

L’accompagnamento di Manuela, ponte tra le mie profondità e l’esterno, come in altri momenti preziosi della mia crescita. Sempre reciproco.

La grazia e la bellezza di Yoanna, gli occhi impossibili da dimenticare, la risata bambina e il non dimostrare la sua età. Il profumo che emanava e che abbiamo sentito anche più tardi, in autobus.

Due piume d’aquila, solo una per me.

Lo sguardo a 300° dell’aquila… e la determinazione con cui da chilometri di distanza si lancia sul topolino.

La difficoltà di andare oltre i ritmi già conosciuti, oltre il suono dei tamburi, per seguire solo e soltanto il mio corpo.

L’immagine di un fiume limpido tra me e l’altro in una relazione sana.

Il senso di profondo benessere, al di là delle parole, nella meditazione del paradiso.

Anche chi può volare e correre come un giaguaro ha bisogno di un ferro da stiro!

Un solido, conosciuto e dimenticato da anni, senso di forza e potenza.

La certezza che Yoanna ha un altro insegnamento per me, che non so immaginare.


Gratitudine.

venerdì 29 marzo 2013

Come mai questo mondo ha dimenticato la complementarietà al giorno ,alla vita, alla gioia?

Questo tempo umido e caldo che custodisce la pioggia è ciò di cui ho bisogno ora.
È trascorsa un’altra notte. Notte piena.
Quasi ogni cinque giorni, per due giorni , ininterrottamente sgorgano lacrime dalla mia anima.
Non ricordo di aver mai pianto così tanto. Ogni volta è un diluvio che inonda il mio letto.
Inizia sommesso , il cielo di nero. Poi una goccia e poco dopo un’altra.
Nessuno le raccoglie. Anzi no. Non devo neanche piovere.
Suona come un colpo brutale, ma non in mezzo alle costole e neanche sulla faccia . ma dentro, dove non si può vedere. E siccome non si vede è come se non fosse.
Non posso piangere né essere triste. La tristezza, la paura, la rabbia sono macchie che devono essere candeggiate e risistemate di rosso e di giallo o di altri colori sintetici. 
Ha paura di guardarmi, di guardarsi allo specchio, di scorgere il punto di domanda a cui non sa rispondere . 
Io gli ricordo quel punto di domanda. E per questo merito di essere sbranata dalla violenza del suo silenzio.
La precarietà, l'instabilità perpetua e funambulesca è tratto essenziale e ineludibile della nostra esistenza, come mai questo mondo ha dimenticato la complementarietà al giorno ,alla vita, alla gioia? Cosa vuol dire negare in toto la notte? È possibile allora davvero la gioia?

Cos' è che trasmuta il tuo animo quando mi vedi triste, cos' è che ti fa allontanare da me a quel modo come se avessi la peste?

Bambini


giovedì 31 gennaio 2013

Inverno



TORINO, Piazza Arbarello


Accendere bisogna un grande fuoco
perché la gente si scaldi.

Buttarvi dentro tutta la roba antica, vecchia,
rottami, scorie e ciò che è nuovo, intatto,
balocchi da bambino - oh le rincorse
felici! - e, a piene mani, quel che è bello:
ne canterebbe fino al ciel la fiamma,
darebbe ognun la mano a un suo compagno.

Accendere bisogna un grande fuoco
perché è brina sul bosco e la città...
Strappare le maniglie alle cantine gelide,
fare un fuoco caldo, ardente.

Bisognerebbe, ahimé, far questo fuoco,
perché gli uomini possano sgelarsi.
               
                                         Attila Joszef